martedì, novembre 28

CINEFORUM MERCOLEDI 29


Il gruppo universitario di
Amnesty International presenta:

CINEFORUM SUI DIRITTI delle DONNE
MERCOLEDÍ 29 novembre

“VOLVER” di P. Almodovar


ore 19.30
Aula 3 facolta' di economia piazza Scaravilli

Storia corale di tre generazioni di donne della stessa famiglia. Alcune si sono trasferite a Madrid, la madre, morta anni prima in un incendio, ? un fantasma che vive con una di loro. Altre le ritroviamo nel villaggio de la Mancha, dove tutto ha avuto luogo. Volver significa tornare. Nel suo 16° e pi? autobiogafco film, Almodovar torna alle origini, agli affetti primari, alla sua terra natale, la Mancha, al cinema degli esordi di “Che ho fatto io per meritare questo?” alle sue attrici del passato: la splendida Carmen Maura che non lavorava con lui da 17 anni, e a Penélope Cruz, che debutto' con lui.

sabato, novembre 25

China officially admits executed prisoners are the basis of organ trafficking


Health authorities acknowledge the problem for the first time. They also recognise the existence of an organ black market but deny public officials are involved, blaming instead surgeons, who in turn, refute such allegations.

Beijing (AsiaNews/Agencies) – China’s government has admitted that an illegal traffic in human organs for transplant actually exists, but blamed it on the work of rogue surgeons. For this reason, it has called on the members of the profession to adhere to a “code of conduct”.

Addressing a conference of surgeons in Guangzhou yesterday, Deputy Health Minister Huang Jiefu acknowledged that most organs harvested come from executed prisoners. He insisted that informed consent must inform organ harvesting, that donation be voluntary and done with the consent of donors or their families.

“The harvesting, distribution and use of organs must be closely tracked under responsible supervision by related administrations,” Mr Huang said.

“Under-the-table business must be banned,” Mr Huang said cognizant that too often organs come from non consenting parties and are sold for high fees to foreigners.

He added that the authorities would set up an information network that would register and keep track of all human organ donations. For some time now relatives of executed prisoners have accused the authorities of harvesting organs from dead prisoners without their consent or respect for rules with the complicity of prison officials.

China executes anywhere between two and ten thousands prisoners, the highest number in the world. And families have complained that the bodies of their executed relatives are not handed over.

Human right groups have said some mainland hospitals have traded organs to patients in other countries, and foreign patients disguised as tourists have come to the mainland for transplants using organs from prisoners or other donors who had not given their informed consent.

In response to the charges the Health Ministry issued an Interim Regulations on Human Organ Transplant Clinic Application Administration in March. These allow only top hospitals with qualified doctors, equipment and technical facilities to provide organ transplant surgery and ban organ trading and unwilling donation.

Although the regulations took effect in July, they have not had any effective influence, this according to organ transplant professionals. Still, this is the first time the authorities officially acknowledge the existence of a black market in transplant organs from executed prisoners.

Surgeons responded immediately to a request by the Health Minister to abide by the ethical regulation of human organ transplants. This means that the responsibility falls on their shoulders.

The code of conduct insists on the obligation for everyone in the medical profession to respect the law and the ethical principles of medicine and thus not participate in the harvesting and trading in organs without the written consent of the donor.

About 600 surgeons gathered in Guangzhou agreed not to be involved in any organ trading or provide transplant services to foreign patients visiting as tourists, and that they would abide by the law and respect ethical rules. (PB)

da www.asianews.it

martedì, novembre 21

"Ti do i miei occhi"

"Ti do i miei occhi" ore 19.30 Piazza Scaravilli Aula 3











Pilar ? una giovane che nel cuore della notte scappa dalla sua casa con suo figlio Juan di nascosto, con una valigia semi vuota.
Corre lontano dalla violenza di Antonio, un marito manesco e possessivo, cattivo, violento e pur innamorato. Si rifugia con poche cose dalla sorella cercando un equilibrio e soprattutto la forza per allontanarsi dalla sua vita matrimoniale che ormai ? diventata un inferno.
Pilar, grazie alla sorella, trova un lavoro in un museo, fa nuove amicizie, ritrova un briciolo di speranza. Ma Antonio ? in agguato, Antonio e la sua persuasione non lasceranno scappare Pilar. Serve a poco il gruppo di sostegno al quale Antonio partecipa per calmare la sua rabbia, il suo istinto, le botte, la violenza contro Pilar ritorneranno insieme alle umiliazioni e alle mortificazioni, ferite non solo fisiche ma indelebili segni nell'anima.
Un film sulla violenza nascosta nelle mura domestiche, una pellicola densa di pathos e di rabbia e di solitudine perché chi subisce la violenza domestica per mano di un marito violento ? una donna sola che ha perso la strada, che non sa pi? chi ? - nella pellicola il senso di smarrimento della protagonista ? ben evidenziato - ed ? una persona che vive divisa in due. Da una parte il desiderio di veder cambiare il proprio uomo, dall'altra la consapevolezza che la propria personalit? ? subordinata alla forza fisica e psicologica del compagno.

"Ti do i miei occhi" inoltre afferra con decisione il punto di vista dell'uomo che commette un atto di sopruso, fisico e morale, nei confronti della donna. Antonio, un interprete dalla fisicit? asciutta e possente, una massa corporea imponente, uno sguardo lacerato dalla propria rabbia inespressa o vulcanica, cerca di capire la deriva delle proprie emozioni, tenta la strada della psicologia attraverso il sostegno di un gruppo di aiuto. Ma la rabbia, la paura si manifestano nell'estasi della possessione maniacale della propria moglie, oggetto ad uso e consumo dei suoi deliri di gelosia e dolore. Un uomo che picchia e che sfoga su una donna le proprie lacerazioni difficilmente cambier?, probabilmente allenter? la presa, lascer? spazio alla propria vittima, ma costruir? intorno ad essa un recinto "virtuale" da non valicare.
Il bel film di Iciar Bollain racconta la violenza senza mai mostrarcela - se non per una scena forte, un episodio che rimetter? in gioco la protagonista - lo spettatore la vive attraverso i tremori, lo sguardo basso, i silenzi e le paure di Pilar, brava interprete che, come afferma la regista stessa, "? capace di sembrare sconvolta o assolutamente bellissima, con uno splendore che le viene dall'interno".

Curiosit?:
"Ti do i miei occhi" ha partecipato alla selezione ufficiale del 51° Festival Internazionale del Cinema di San Sebastian 2003 ed ha vinto 7 premi Goya nel 2004.

sabato, novembre 18

guerra al terrore 16 novembre


“Piu’ diritti piu’ sicurezza ”: lanciata oggi anche in Italia la campagna di Amnesty International per fermare le violazioni dei diritti umani nella “guerra al terrore”

La Sezione Italiana di Amnesty International ha lanciato oggi una campagna denominata “Pi? diritti pi? sicurezza”, cui prenderanno parte oltre 200 gruppi locali dell’associazione. La campagna fa parte dell’azione globale promossa da Amnesty International per denunciare e fermare le violazioni dei diritti umani che hanno luogo nella cosiddetta “guerra al terrore”, lanciata dall’amministrazione Usa all’indomani degli attacchi dell’11 settembre 2001.

Nel corso degli ultimi cinque anni, Amnesty International ha condannato con la massima fermezza le azioni vili e inumane dei gruppi armati, che hanno colpito indiscriminatamente i civili a Madrid, Londra, Tel Aviv, Bali, Sharm el-Sheikh e in decine di altri luoghi, oltre che in Afghanistan e in Iraq. L’associazione sottolinea che la sicurezza ? un diritto umano fondamentale: i governi hanno il dovere di difendere i loro cittadini.

La risposta degli Usa, imitati da molti altri paesi, ? stata la “guerra al terrore”, basata su un ampio ventaglio di violazioni dei diritti umani, tra cui arresti arbitrari, “sparizioni”, detenzioni illegali, processi iniqui e torture. L’Europa, Italia inclusa, ha fatto la sua parte. Lo spazio aereo e gli aeroporti italiani sono stati infatti utilizzati dagli aerei legati alla Cia e coinvolti nel circuito di rendition, le operazioni segrete con cui persone sospettate di terrorismo sono state trasferite da un paese a un altro, al di fuori di qualsiasi procedura o supervisione giudiziaria, per essere interrogate e sottoposte a tortura in centri di detenzione segreti e noti, come quello di Guantánamo Bay.

Insieme alla campagna “Pi? diritti pi? sicurezza”, la Sezione Italiana di Amnesty International ha presentato oggi la pubblicazione “Voli segreti” (EGA Editore). Il testo include la traduzione integrale del rapporto emanato dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa sul tema delle rendition, prende in esame anche episodi che riguardano l’Italia (come la rendition di Maher Arar, passato per lo scalo romano di Ciampino il 9 ottobre 2002) ed ? arricchito da una prefazione di Armando Spataro, procuratore della Repubblica aggiunto di Milano.

“Cinque anni di ‘guerra al terrore’ hanno causato il progressivo indebolimento del sistema internazionale di protezione dei diritti umani, trasformato buona parte del pianeta in una ‘fabbrica del rancore’, esasperato l’intolleranza e la discriminazione e, in definitiva, completamente mancato l’obiettivo della sicurezza” – ha affermato Paolo Pobbiati, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International. “Con questa campagna, vogliamo convincere opinione pubblica e istituzioni che i diritti umani non sono un ostacolo alla ricerca della sicurezza ma che, al contrario, il loro rispetto ne costituisce il presupposto”.

Alle autorit? italiane, Amnesty International chiede di dichiarare pubblicamente il proprio impegno contro le rendition e di collaborare pienamente con le inchieste internazionali e interne in corso, affinché sui casi che coinvolgono l’Italia e sull’intero fenomeno sia fatta piena luce e si affermi decisamente l’idea che solo procedure attente ai diritti umani possono davvero garantire la sicurezza di tutti.

venerdì, novembre 17

AVVISO IMPORTANTE CINEFORUM: RIMANDATA VISIONE DI STASERA!!!

A causa di problemi di ordine pubblico, a seguito della manifestazione che ci sara' oggi pomeriggio a Bologna, la facolta' di economia stamattina ci ha ritirato l'autorizzazione per l'uso dell'aula 3 di piazza scaravilli, per cui la data di stasera del CINEFORUM e' stata RIMANDATA a data da destinare!!!!
Ci scusiamo per l'inconveniente, ma il tutto e' successo per cause indipendenti dalla nostra volonta'!

giovedì, novembre 16

I nostri appuntamenti!!!!!!!!!!!!!

Ragazzi ecco i nuovi appuntamenti:

Venerdi 17 ore 20.30: "Osama" aula 3 piazza Scaravilli

Martedi 21: abbiamo 2 appuntamenti.

ore 20.00 bottega equo solidale via altabella per incontro "all different all equal"

ore 21.oo in sede in via Irma Bandiera corso di formazione su come si
gestisce e organizza un tavolino e corso di formazione su i dritti sessuali e
di genere

Mercoledi 22: Cineforum ore 19.30 con "Ti do i miei occhi" aula 3 Piazza Scaravilli

Sabato 25: manifestazione per i diritti delle donne

Mercoledi 29: Cineforum ore 19.30 con "Volver" aula 3 Piazza Scaravilli

Martedi 5 Dicembre: in collaborazione con il cassero banchetto per festa gruppo giovani
arcigay e nacita gruppo agedo

Domenica 10 dicembre: Piazza Maggiore per l'iniziativa "all different all equal"

lunedì, novembre 13

MERCOLEDI--RIUNIONE

RAGAZZI MERCOLEDI RIUNIONE AL BAR PASTICCERIA "ANTICA BOLOGNA" IN VIA SAN VITALE. ORE 19.45. (CI TROVIAMO ALLE 19.30 IN VIA ZAMBONI 25)
A MERCOLEDI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

sabato, novembre 11

"OSAMA" Aula 3 Piazza Scaravilli ore 20.30 Venerdi 17 novembre


Film-denuncia sulla condizione delle donne a Kabul sotto i Talebani. Triste e intenso, il film di Barmak ha vinto un Golden Globe ma non la candidatura all'Oscar.


Prima la chiamavano Maria ed era una ragazzina di 12 anni. Poi, perché potesse sopravvivere al regime crudele e insensato dei Talebani, hanno deciso di travestirla da maschio e di chiamarla Osama. Ma tutto ci? non servir?: Maria/Osama dovra' crescere in fretta e imparare presto l'orrore che porta con se' ogni dittatura, anche religiosa.E' molto bello il film di Siddiq Barmak, vincitore di un Golden Globe e di una menzione speciale a Cannes nella Quinzane des Realisateurs, ma, come potete immaginare, anche molto triste. Di quella tristezza che lascia sgomenti, che fa montare la rabbia, fa urlare la mente e la ragione. Perché, se ingiustizia deve essere, a capitarci dentro per primi debbono essere sempre le donne (e i bambini)?. Dur? sei anni il regime dei Talebani in Afghanistan - dal 1996 al 2002 - , e Osama ne narra le barbarie, le feroci persecuzioni, le atrocit? psicologiche. Girato a Kabul nel novembre 2002, le riprese hanno richiesto 42 settimane di lavoro, terminando a marzo 2003 a Kabul City, periferia della capitale. Una pellicola importante, la prima della nuova era afgana e debutto di Barmak (Circle, Wali, Stranger, Billiard) in veste di produttore di lungometraggi. Pensate: in tutta la storia del cinema di questo paese, Osama ? il 43° film. Mentre nella vicinissima India, nella ormai celebre Bollywood, se ne realizzano tre al giorno... Protagonista del film ? Marina Golbahari, oggi quattordicenne. "Ho faticato moltissimo a trovare le attrici - ha spiegato Barmak - perché comunque il terrore ? rimasto dentro di loro e le donne hanno ancora paura ad agire in un modo non accettato dagli ex fanatici. Ho fatto provini a oltre 3300 bambine e bambini, ho cercato Osama negli orfanotrofi, nei villaggi, nei campi profughi, ovunque. Poi, un giorno per caso, ho incontrato Marina per la strada, stava chiedendo l'elemosina. Le ho chiesto se avesse voluto partecipare al mio film, mi ha risposto che non capiva bene cosa fosse un film, non aveva mai visto la tv, ovviamente non sapeva cosa fosse il cinema. Mi ha raccontato che tante volte era dovuta scappare alla vista dei Talebani e che non era potuta andare a scuola. Cosa fa ora Marina? Frequenta la 4° elementare, ha vinto un premio come attrice, le hanno chiesto di partecipare gi? a un terzo film e si ? comprata una casetta per se' e la sua famiglia. In tutto, 14 persone". "Dateci lavoro, non vogliamo fare politica, abbiamo fame". Tanti cartelli, un mare di veli azzurri, decine e decine di donne in marcia lungo stradine sterrate e fangose. Le immagini si aprono cos?, su una manifestazione di vedove costrette a scendere in piazza perché non sanno pi? come procurarsi da mangiare: i loro mariti, padri e fratelli sono morti in guerra, e alle donne ? vietato uscire di casa senza un uomo che le accompagni. La repressione degli invasati religiosi sar? senza appello. Ecco allora che, nella disperazione, la mamma e la nonna di Maria decidono di vestirla da maschietto e di chiamarla Osama: sar? lei ora, lavorando alle dipendenze di un lattaio, a portare in casa un po' di cibo visto che i talebani hanno chiuso anche l'ospedale dove lavorava sua madre facendole perdere l'impiego. Ma le cose non dureranno a lungo. Condotta insieme ai ragazzini del quartiere alla scuola religiosa "Madrassa", anche centro di addestramento militare, Osama viene per? scoperta e messa in prigione in attesa di essere giudicata dal tribunale giudiziario talebano. In casi come il suo, ? prevista la lapidazione. Ma Osama ha solo 12 anni e viene "graziata": andra' in sposa ad un vecchio bavoso che la condurr? nel suo Harem...La mano di Barmak ? ferma, le immagini sono limpide, le sequenze ben costruite. Bravissima Marina/Osama, e cos? anche il suo amico (Arif Herati), sua madre (Kwaja Nader), la sua affettuosissima nonna (Zubaida Sahar) e le decine di disciplinate comparse. Luminosa e pulita la fotografia (Ebrahim Ghafuri). Ma ? naturale che la forza di film come questo - ispirato a storie vere, come spesso in quelli di Makhmalbaf o Kiarostami - risieda nella denuncia di un mondo forsennato e disumano cui lo sguardo deve posarsi a tutti i costi perche' certe dissolutezze non debbano mai piu' accadere. E tutto sommato, sarebbe auspicabile che la lente della storia, ora, aprisse il suo sguardo anche a quelle tragedie dimenticate, di cui nessuno parla mai. Cosa sta succedendo in Congo? E in Sudan? In Ruanda, in Angola, in Burundi, in Algeria, in Uganda, in Liberia... cosa sta succedendo a quelle donne e a quei bambini?. Il film e' distribuito da Lucky Red e, purtroppo, non ? riuscito a strappare la candidatura all'Oscar nonostante le favorevoli previsioni.

mercoledì, novembre 8

Grazie a tutti/e

Ragazzi ieri e' stato un successone.
piu' di 50 persone sono venute alla nostra prima data del cineforum all'aula 3 di Piazza Scaravilli. Roberta e Paolo inoltre ci hanno aiutato a portare avanti un dibattito sull'infibulazione.
Grazie a tutti.
Al 17 novembre con la prossima data del cineforum. (Ragazzi, c'e' "Osama")

martedì, novembre 7

Date cineforum

Il gruppo universitario di Amnesty International presenta
CINEFORUM sulla violazione
dei DIRITTI DELLE DONNE:


martedi 07 novembre
MOOLAADE’ di O. Sembene ore 19.30 aula 3 piazza scaravilli
venerdi 17 novembre
OSAMA di Siddiq Barmak ore 20.30 aula 3 piazza scaravilli
mercoledi 22 novembre
TI DO I MIEI OCCHI di Iciar Bollain ore 19.30 aula 3 piazza scaravilli
mercoledi 29 novembre
VOLVER di Pedro Almodovar ore 19.30 aula 3 piazza scaravilli


L’appuntamento e' in piazza Scaravilli, AULA 3 (facolta' di economia)

In occasione del 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne

sabato, novembre 4

CINEFORUM

Martedi 07 novembre 2006 inizia il primo Cineforum sui diritti umani organizzato dal gruppo universitario di Amnesty International, sezione di Bologna!!!!!
L'appuntamento e' alle 19:30 nell'aula 3 della facolta' di economia, in piazza Scaravilli, ed il film che vedremo e' Moolaadé, di O. Sembene!
Passate parola e partecipate numerosi!!!

Photogallery

Eccoci qua!!!!Qui siamo al cinema Rialto venerdi 27 ottobre dove abbiamo organizzato un banchetto per la visione di "Il segreto di Esma" di Jasmila Zbanic, film patrocinato da Amnesty International!
In ordine di apparizione, da sinistra a destra, ci sono Maria, Paola, Cinzia, Jonathan, Maria e Claudia

giovedì, novembre 2

buone notizie control arms

All'Onu partono i lavori per il Trattato internazionale sul commercio di armi

Ieri sera alle Nazioni Unite, la maggioranza dei governi del mondo ha fatto il primo passo verso un Trattato internazionale sul commercio delle armi che impedisca i trasferimenti di armi che alimentano conflitti, povert? e gravi violazioni dei diritti umani.

Il voto di ieri nel Primo Comitato dell’Assemblea generale ? giunto dopo tre anni di mobilitazione della campagna Control Arms, promossa a livello mondiale da Amnesty International, Oxfam International e Rete internazionale d’azione sulle armi leggere (Iansa). La campagna Control Arms ha ottenuto a sostegno del Trattato oltre un milione di adesioni in 170 paesi.

Nella prima occasione in cui i governi si sono pronunciati sulla proposta di un Trattato, la maggioranza ? risultata schiacciante: 139 si e un solo no, da parte degli Usa. Il si al Trattato ? stato particolarmente forte in Africa, America Latina ed Europa. La risoluzione presentata al Primo Comitato era stata co-sponsorizzata da 116 governi, un numero estremamente elevato per un’iniziativa cos? innovativa. Nei giorni immediatamente precedenti, in una dichiarazione diffusa dalla Fondazione Arias e dalla campagna Control Arms, 15 premi Nobel per la pace avevano sostenuto la risoluzione.

La risoluzione adottata ieri dal Primo Comitato dell’Assemblea generale dell’Onu chiede al Segretario generale Ban Ki-moon di sondare i pareri di tutti gli Stati membri sulla praticabilit?, l’ambito di applicazione e i parametri di riferimento di uno strumento internazionale, legalmente vincolante, che istituisca standard internazionali comuni per l’esportazione, l’importazione e il trasferimento di armi convenzionali. Il Segretario generale dovr? riferire all’Assemblea generale alla fine del 2007. Successivamente istituir? un gruppo di esperti governativi di ogni parte del mondo che approfondir? i vari aspetti e riferir? all’Assemblea generale nel 2008.

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